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EBREI E FASCISMO IN ITALIA
(1922-1945). Nonostante l'ideologia reazionaria del fascismo, il regime in quanto tale non assunse misure antisemite esplicite fino al 1938. Il forte grado di assimilazione dei circa 50.000 ebrei italiani (altri 40.000 ve ne erano in Etiopia e 30.000 nelle altre colonie) permise quindi loro di condividere tendenze e sentimenti del resto della popolazione, compresa la divisione tra fascisti (pochissimi) e antifascisti (la grande maggioranza). Leggi antisemite in "difesa della razza" vennero assunte, anche per scimmiottatura del nazismo, solo tra la fine del 1938 e l'inizio del 1939: espulsione dagli uffici pubblici, compreso l'insegnamento, e degli studenti dalle scuole pubbliche; divieto di matrimoni misti; obbligo di alienare proprietà e imprese di interesse nazionale o superiori a mille dipendenti; cancellazione dagli albi professionali; istituzione di un Tribunale della razza. Numerosi ebrei furono quindi costretti a emigrare: tra questi, per fare un solo esempio, il grande pioniere della fisica nucleare Enrico Fermi. Accusati di essere tutti antifascisti, altri vennero internati in campi appositi, giunti a 15 nel 1943, con un migliaio di ospiti. Dopo l'8 settembre 1943, nell'Italia occupata dai tedeschi si scatenò la persecuzione nazista, coadiuvata dai fascisti della Rsi, che proclamarono nel Manifesto di Verona (novembre 1943) che gli ebrei erano senz'altro stranieri e costituirono un Ispettorato per la razza. Il culmine delle efferatezze naziste (7.945 deportati nei lager, di cui 610 superstiti, tra i quali il grande scrittore torinese Primo Levi) fu raggiunto a Roma nel settembre-ottobre 1943 dal colonnello Herbert Kappler, responsabile anche dell'eccidio delle Fosse ardeatine, che prima si fece consegnare dalla comunità ebraica cittadina una taglia di 60 chili d'oro in cambio della quiete e subito dopo razziò e deportò 1.259 ebrei romani, di cui rientrarono in 71. Da Rodi, i nazifascisti deportarono 2.780 ebrei. Intere famiglie ebraiche furono trucidate in varie località dell'Italia settentrionale, specie sul lago Maggiore (Meina) e a casa Pardo a Pisa (agosto 1944).
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